a cura dell’Ostetrica Fabiana Toneatto

Il pavimento pelvico è una struttura costituita da vari tessuti, in particolare muscoli, che anatomicamente chiude verso il basso la cavità addominale ed esercita un ruolo di sostegno fondamentale su tutto l’apparato genitale femminile. In condizioni di riposo, con un pavimento pelvico integro, il tono muscolare garantisce una corretta continenza urinaria. A volte questa struttura va incontro ad un deficit funzionale che nella maggior parte dei casi ha come conseguenza l’incontinenza urinaria. L’incontinenza urinaria colpisce un’elevata percentuale di donne dai 25 anni in poi. Studi scientifici condotti negli Stati Uniti, in Europa ed in Australia hanno evidenziato che il 10-15% di tutte le donne presenta perdite involontarie di urina e soffre di conseguenza di seri problemi individuali e nella vita di relazione. In realtà è difficile valutare con esattezza la vastità di questi problemi, sia per la varietà delle manifestazioni che per la riluttanza delle donne a rendere manifesto questo disturbo; le donne affette da incontinenza , insomma, per pudore o per noncuranza evitano spesso di sottoporsi a visite specialistiche e non possono quindi essere messe al corrente delle varie possibilità di trattamenti riabilitativi, farmacologici e chirurgici che possono risolvere il loro problema.

In quali casi si può verificare un deficit del pavimento pelvico?
La gravidanza ed il parto possono rappresentare due momenti chiave per l’instaurarsi di alterazioni della funzionalità muscolare del perineo. Una corretta prevenzione dei danni può essere attuata con una corret(ta assistenza al parto, ma anche durante la gravidanza cercando di contenere un eccessivo aumento di peso che esercita una notevole forza verso il basso) e con un adeguata preparazione della muscolatura al parto.
Anche la menopausa viene considerato un periodo a rischio per la funzionalità del pavimento pelvico. Infatti la brusca caduta degli ormoni che la caratterizza può determinare un deficit di vario grado o l’aggravamento di un disturbo preesistente.
Altri fattori di rischio vengono considerati la riduzione dell’attività fisica e varie alterazioni muscolo-scheletriche.

LO SCOPO DELLA RIEDUCAZIONE PERINEALE È QUELLO DI TONIFICARE LA MUSCOLATURA DEFICITARIA, AL FINE DI DARE SOSTEGNO ALLA VESCICA PREVENENDO E CURANDO L’INCONTINENZA URINARIA.

La rieducazione perineale si propone essenzialmente quattro obiettivi:
– obiettivo ginecologico (prevenzione e/o trattamento dei prolassi)
– obiettivo urologico (prevenzione e/o trattamento dell’incontinenza urinaria)
– obiettivo proctologico (prevenzione e trattamento dell’incontinenza fecale)
– obiettivo sessuologico (miglioramento della qualità della vita sessuale)

Esempi di indicazione preventiva sono:

Esempi di indicazione terapeutica sono:

La metodologia si avvale di un trattamento multiplo il cui scopo è quello di permettere alla donna di migliorare le proprie condizioni e di continuare autonomamente a domicilio gli esercizi al fine di mantenere nel tempo i risultati ottenuti.

  1. la prima fase consiste nel far prendere coscienza alla donna della propria muscolatura perineale e nell’apprendimento dell’attività muscolare. In queste sedute propedeutiche si valuta la statica pelvica, la corretta sinergia respiratoria e al capacità di concentrazione e di rilassamento.
  2. In seguito, con l’aiuto del Biofeedback, si facilita la presa di coscienza da parte della donna della sua capacità di utilizzare correttamente la muscolatura perineale eliminando l’attività dei muscoli antagonisti (addominali). In pratica, mediante una sonda introdotta in vagina e collegata ad un video, si permette alla donna di controllare e correggere il proprio lavoro.
  3. Il “cuore” del trattamento consiste nel tonificare i muscoli perineali mediante chinesiterapia ed elettrostimolazione al fine di migliorare la forza contrattile e la capacità muscolare del pavimento pelvico. La cinesiterapia prevede l’insegnamento di esercizi di contrazione perineale secondo uno schema di difficoltà crescente ed in posizioni diverse fino a simulare le normali attività di vita quotidiana; con i programmi di elettrostimolazione si attua la cosiddetta “ginnastica passiva” per cui il lavoro muscolare viene stimolato da un impulso elettrico attivato tramite una sonda vaginale, secondo modulazioni di frequenza diverse a seconda del disturbo.
  4. Infine si arriva all’automatismo, cioè al corretto utilizzo della muscolatura perineale durante le normali attività quotidiane (sollevare pesi, tossire, starnutire, fare le scale…)
  5. Si completa il trattamento con l’insegnamento di esercizi domiciliari.

La metodologia prevede un programma di dieci sedute con frequenza ogni 2-3 giorni di circa un’ora l’una guidate da un’ostetrica.

SESSUALITA’ E DOLORE: RUOLO DEL PERINEO
Numerosi studi hanno evidenziato il coinvolgimento della muscolatura del piano perineale in pazienti con disfunzioni sessuali soprattutto di tipo doloroso. Fra questi si può nominare la DISPAREUNIA (dolore durante i rapporti sessuali), il VAGINISMO (spasmo involontario dei muscoli perineali tale da interferire e a volte impedire la penetrazione sessuale) e la VULVODINIA (dolore vulvo-vaginale persistente o ricorrente). Uno stato di contrazione cronica dei muscoli del pavimento pelvico è la risposta difensiva al sintomo doloroso e causa della sua persistenza. Alla luce di questa affermazione emerge l’importanza di una corretta riabilitazione dei muscoli del pavimento pelvico come strategia terapeutica che può rivelarsi efficace nei disturbi dolorosi della sessualità probabilmente grazie al miglioramento della capacità contrattile e dell’elasticità della muscolatura, oltre al miglioramento della componente vascolare e sensitiva.